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mercoledì 19 agosto 2009

7.3 Gli utensili di cucina



Altri utensili molto diffusi dovevano essere le padelle (CLV) e i tegami. Essi venivano soprattutto adoperati per cuocere i cibi all’interno del forno: nella CLXXXV un’oca viene preparata, adagiata in un tegame e condotta proprio al forno:

“Costei, vedendola sparata e ricucita, avvisossi ch'ella fosse acconcia d'ogni cosa che bisognava; e tolto uno tegame e acconciala dentro, la portò al forno.”

Nella CXXIV, invece, si narra lo scambio di vivande avvenuto, per colpa del fornaio, tra l’autore stesso e Noddo d’Andrea. Il tegame del Sacchetti, contenente un lombo e un’arista, viene così divorato da Noddo:

“E io scrittore ne potrei far prova, che avendo mandato uno tegame con uno lombo, e con arista al forno, e 'l detto Noddo avendone mandato un altro con un busecchio pieno non so di che, al fornaio, mandando Noddo per lo suo, gli venne dato il mio; il quale come gli venne innanzi, subito trangusgiando e l'arista e poi il lombo,[...]”

Non vi è traccia dei paioli, tuttavia dovevano essere molto diffusi dato che negli inventari rurali toscani nel XVI secolo compaiono con frequenza. Anche in questo caso le novelle non ci forniscono informazioni riguardo al materiale utilizzato per costruire gli utensili in questione; ciò nonostante possiamo dire che molto diffuse erano le padelle in ferro, i tegami e i paioli in rame.
I recipienti o i frammenti trovati in occasione degli scavi testimoniano l’estrema diversità degli oggetti di questa categoria: dal semplice vaso plasmato con una sottile lamina di rame, allo spesso paiolo in bronzo modellato e decorato; alcuni documenti contabili precisano che i paioli in bronzo potevano anche essere fusi con la stessa lega delle campane. Era dunque possibile preparare fritture, fricassee, stufati in un gran numero di case. Tegami di piccole dimensioni erano riservati ad un altro tipo di preparazione, le farinate per i bambini e, ovviamente, per i malati.
Il fatto che all’interno delle novelle poi si parli spesso di carne cucinata arrosto (LXXXIII, CVIII, CXXX, CCIX, CCX ecc.) ci fa supporre l’utilizzo di alcuni utensili a d’uopo. In effetti esistevano parecchi attrezzi come graticole, spiedi, girarrosti e, in alcuni casi, sotto l’arrosto, per raccoglierne il sugo e il grasso, si disponevano delle leccarde in rame o in terracotta vetrificata. Ma questi strumenti erano soprattutto riservati agli ambienti agiati, sia in città, sia nei castelli e nelle fortezze.
Questo tipo di attrezzatura ci suggerisce senz’altro un’alimentazione [...]


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