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Il mio libro in vendita

mercoledì 19 agosto 2009

6.6.5 Il macellaio



Nella novella XCVIII non emergono particolari che ci possano far capire dove sia situata la beccheria, mentre un’indicazione rilevante per la nostra indagine compare nel titolo della CLX:

“Uno mulo traendo calci in Mercato vecchio fa fuggire tutta la piazza, e guasta la carne ed e' panni di cui era carico, fa venire in quistione i lanaiuoli co' beccari; e dopo molte nuove cose, il fine che n'è seguito.”

Il Mercato Vecchio (ora Piazza della Repubblica) si trovava a Firenze ed era il luogo adibito alla macellazione e alla vendita delle carni. La beccheria del Mercato Vecchio, ossia il macello pubblico, venne però costruita solo nel Trecento al centro della piazza, per cui ancora nel Duecento gli animali venivano uccisi nella zona compresa tra Via delle Terme e Borgo SS. Apostoli, senza una collocazione precisa, mentre gli scarti e le carcasse erano scaricati a valle del fiume Arno. In questo caso la beccheria si trovava all’interno della cinta muraria al pari della maggior parte dei commerci alimentari che erano ben distribuiti tra i diversi quartieri della città. Per i macellai, invece, vennero prese in considerazione numerose soluzioni, senza che nessuna escludesse le altre nel tempo. Le città italiane allontanarono volentieri i loro macellarii dai centri alla periferia, addirittura al di là della cinta urbana, in prossimità della strada attraverso la quale passava il bestiame vivo o lungo la via. Altre città, in Francia o sulle coste del Baltico, li tennero invece in centro, vicino al grande mercato del quale la macelleria costituiva talvolta la principale attività. Altrove la comunità dei macellai si trovava divisa in luoghi diversi, e questo fenomeno si spiega più con le molte esigenze dei commercianti che con l’importanza della clientela da servire.
Nella raccolta del Sacchetti gli elementi che ci informano sull’arte dei beccai non sono molti, nella novella LXX vengono chiamati da Torello per uccidere due maiali finiti in un pozzo:

“Alla per fine e' s'andò per due beccai che desseno e consiglio e aiuto: e dissono voleano d'ogni porco fiorini uno a trargli del pozzo.”

L’elemento si dimostra interessante: non solo i beccai uccidevano le bestie per conto loro ma lo facevano anche a domicilio dietro un compenso. Gli strumenti utilizzati per uccidere le bestie erano principalmente coltelli (LXX) e mannaie (CX). Le pratiche relative alla macellazione e alla sistemazione delle bestie, poi, non dovevano essere così differenti da quelle utilizzate dai tavernieri dato che anche il Sacchetti, nella novella LXX, usa il termine beccaio e taverniere indistintamente:

“Torello dicea:
- Sta' cheto; io ti farò medicare al maestro Banco che è molto mio amico, ma de' porci come si fa?
Dice il fante:
- Il pensiero sia vostro, che volete tòr l'arte a' tavernai.
Alla per fine e' s'andò per due beccai che desseno e consiglio e aiuto: e dissono voleano d'ogni porco fiorini uno a trargli del pozzo.”

Possiamo dedurre quindi dalle letture (CII e CCXIV) che le manovre eseguite dai beccai per macellare un maiale [...]


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