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Il mio libro in vendita

mercoledì 19 agosto 2009

6.5 Il vignaiolo



Molte novelle hanno come perno della vicenda il vino, tuttavia la CLXXVII si dimostra di grande utilità perché è una delle poche che ci fornisce degli elementi relativi a chi produceva per professione questa bevanda.
Vieri de’ Bardi, un ricco cavaliere della città di Firenze, stabilisce di piantare dell’uva straniera nel suo terreno. Decide così di scrivere a messer Niccoloso Manieri per chiedergli dei magliuoli da Portovenere. Dopo qualche tempo, riceve una risposta affermativa dall’uomo e si sofferma a discutere col pievano, suo vicino di casa, della faccenda. Ma il parroco gli sconsiglia vivamente quel tipo di uva perché ritiene che il vino ottenuto sia di quantità limitata: “- Ben fate; ma quanto io per me vorrei vitigni che facesseno vino assai; cotesto è vitigno da far debito.”.
Quando i magliuoli giungono a casa di Vieri de’ Bardi, il pievano lo ammonisce di non piantarli subito perché è preferibile attendere il mutamento delle fasi lunari; pertanto suggerisce di sistemarli provvisoriamente in attesa dell’indomani quando la luna avrà mutato il suo stato. Così fa Vieri de’ Bardi, ma la medesima notte il pievano manda due garzoni a sostituire l’uva del fiorentino con la sua:

“[...] e 'l piovano si tornò alla sua pieve, là dove subito ebbe due lavoratori, li quali, come che fosse da sera, andassono a portare certe sue pergole d'uve angiole e verdoline e sancolombane e altri vitigni, e subito le recassono; li quali cosí feciono; e recate che l'ebbono, il piovano disse:
- Voi avete andare con questi magliuoli al luogo di messer Vieri de' Bardi, dove voi troverrete dal tale lato sotterrati certi magliuoli; recatemi quelli e in quel luogo sotterrate questi.”

La mattina seguente entrambi gli uomini fanno sistemare le loro piante d’uva. Successivamente, non appena gli arbusti sono carichi dei loro frutti, Vieri de’ Bardi assaggia gli acini e si accorge che sono di molteplice varietà:

“Quando l'uve si cominciorono a vedere, e messer Vieri andando per lo suo posticcio, il quale credea essere vernaccia da Corniglia, vide nuove ragione d'uve al suo intendimento, e dove bianche di ragione verdigna e dove cimiciattole e dove angiole, e cosí diversi vitigni, come nel piú delle vigne poste alla mescolata si truova.”

Decide di scrivere a messer Niccoloso Manieri per accusarlo di avergli mandato dei vitigni di scarsa qualità, ma l’uomo replica sostenendo che erano i migliori e che probabilmente era stato vittima di uno scambio. Ma i Bardi, di lì a poco, verranno allontanati dalla città di Firenze e le viti diverranno patrimonio del pievano e dei suoi successori.
Dalla novella affiorano diversi elementi su cui riflettere: l’uva che vuole piantare Vieri de’ Bardi è di una qualità superiore a quelle che generalmente venivano piantate nel territorio circostante, tantoché se la fa spedire da Portovenere. Questo tipo di atteggiamenti sono riconducibili [...]


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