Segui il blog su Facebook e Twitter



X

Il mio libro in vendita

mercoledì 19 agosto 2009

6.4 Il mugnaio



Anche i mugnai cercarono di utilizzare per la panificazione il grano che ricevevano in pagamento del loro servizio; sembra che però si siano rapidamente infastiditi contro i divieti delle autorità municipali e contro la riluttanza dei potenziali acquirenti. La reputazione di disonestà, di pigrizia e di trascuratezza che li circondava, ebbe un peso determinante contro artigiani indispensabili (i mugnai avevano il monopolio della molitura), ma un po’ marginali.
La novella CXCIX ci offre una testimonianza sull’attività svolta dai mugnai e sulla loro condotta non sempre cristallina: il gentiluomo fiorentino, Biancozzo de' Nerli, porta il suo grano a macinare presso il mulino di Bozzolo. L’uomo si accorge che la quantità di grano che viene triturata è al di sotto di ogni previsione e, mosso dal sospetto, decide di mandare un suo fante a controllare la prossima operazione di molitura. Ma il mugnaio escogita un espediente per distrarre il fante: lo convince ad andare con lui per ammirare l’abilità della sua gatta nel catturare i pesci. Il fante, vinto dalla curiosità, si reca con Bozzolo al fiume, ma la gatta non ne vuole sapere di pescare. Nel frattempo un garzone provvede a svuotare parte della farina di Biancozzo dal mulino e quando il fante la riporta al padrone, essa viene abburattata e pesata da una serva:

“Chiama la fante, e dice:
- Abburatta, e misura com'ella è tornata.
La fante, abburattata che l'ebbe e misurata la sera, truova le sei staia di grano esser tornate quattro di farina; e dicelo al signore.”

Appena la donna gli comunica il peso della farina, il gentiluomo monta su tutte le furie e chiede al fante come si erano svolti i fatti. A questo punto il servitore è costretto a raccontare l’inganno della gatta che pescava. Biancozzo, dopo aver ascoltato il fante [...]


Nessun commento: