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lunedì 18 luglio 2011

L'asparago, il viagra del Medioevo




L’asparago è una della verdure di cui si possiede documentazione storica da più lungo tempo. Sembra infatti che sia stato presente già nell’antico Egitto. Senza dubbio i greci e i romani non solo lo conoscevano ma lo usavano anche in cucina. Nel duecento a.C. Catone il censore spiegava, nel De re Rustica, le tecniche di coltivazione con modalità, a dire il vero, non troppo differenti da quelle odierne mentre Marziale sosteneva che nelle paludi del ravennate si potevano trovare gli asparagi più succulenti e teneri. Molti di essi vennero in seguito esportati nell'Urbe per allettare il palato dei ceti più ricchi.
L’asparago fu molto utilizzato tra i medici dell’antichità, i Greci li consideravano altamente afrodisiaci mentre Celso e Galeno lo prescrivevano come diuretico e lassativo, per liberare il fegato. Addirittura si soleva consigliare alle donne di portare le radici in un sacchetto, celato tra le vesti, come contraccettivo. Nel Medioevo l’uso medico dell’asparago rimase immutato anche se si trova quasi esclusivamente nei monasteri. In seguito l’ortaggio assunse una connotazione sessuale via via sempre più marcata: la Scuola Medica Salernitana sentenziò: “augmentat sparagus sperma” (l’asparago fa aumentare lo sperma). La fama afrodisiaca degli asparagi deriverebbe sia dalla forma, lunga e turgida di chiaro riferimento fallico, sia dalla velocità di crescita dei turioni (punte) che in 1-2 giorni raggiungono fino a 25 cm di lunghezza. Se contro la frigidità femminile si raccomandavano punte di asparagi avviluppate nei petali di rosa (da ingollare come pillole), per curare l’impotenza e favorire la fertilità degli uomini si suggerivano gli asparagi più grandi. Questa credenza non si è ancora affievolita a Bassano del Grappa, dove gli asparagi dal fusto molto grosso sono coltivati e consumati come alimento propiziatorio durante il banchetto nuziale. Anche personaggi famosi non si sono sottratti a questa credenza tramandata da secoli, sembra che Napoleone III li reputasse talmente necessari quando organizzava delle cene intime con il gentil sesso, da rinviare il convito se il cuoco non li avesse inclusi nel menù.
Per rimanere nel nostro paese, tra Monza e l'Adda sopravvive l'antica cultura dell'asparago di Mezzago, asparago bianco verde con la punta rosa coltivato ancora secondo i dettami descritti da Plinio il Vecchio oltre 2000 anni fa. Come ogni rarità, matura in una stagione breve e in un territorio molto ristretto, incurante dei miracoli che l'agricoltura moderna potrebbe compiere in serra: disponibile solamente per un mese all’anno (da fine aprile) e gustabile solo nella cittadina brianzola (a circa 30 km da Milano), che grazie ai suoi terreni ferrosi ne assicura il tipico gusto leggermente amarognolo . Per maggiori info http://www.prolocomezzago.it/


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