Segui il blog su Facebook e Twitter



X

Il mio libro in vendita

mercoledì 19 agosto 2009

5.1 Una bevanda polifunzionale



[...] Nella novella CVIII Testa da Todi, un nipote del Papa Urbano V, fa un uso così smodato del vino che neanche a colazione può farne a meno:

“Al tempo d'Urbano papa V, era per lo detto papa nella terra di Todi uno suo nipote, ch'avea nome messer Guglielmo, assai cavaliere dabbene, a tener luogotenente per lo detto papa. Era l'officio de' priori nel loro palagio, ed era di loro priore de' priori, al modo loro, e al modo nostro è chiamato il proposto, e avea nome Testa, il quale avea per usanza ogni mattina di bere a buon'ora;[...]”

Ma per capire meglio il ruolo tutto speciale che il vino rivestiva nella società medievale, bisogna considerare la sua polifunzionalità: la pluralità delle ragioni che contribuivano a renderlo un prodotto di consumo di prima necessità. I motivi non erano prettamente economici bensì sfociavano in contesti diversi.
Il Trecentonovelle ce ne suggerisce almeno due: quello liturgico e quello terapeutico. La novella XCVII, benché incompleta, ci fornisce un frammento decisamente indicativo:

“...bocca, facendo: Sciu, u, u, u. Il prete, o frate che vogliamo dire, come la vede con questi atti, dice in verso la ciovetta:
e tu l’ha’ tue?
E scagliando il calice verso lei con tutto il vino disse:
- E tu t’abbi or questo al nome del diavolo.
Come ebbe scagliato il calice, e quelli vede l’ostia in su l’altare, e non comprendendo ch’ella fosse stata sotto il calice, dice:
- Ecco che ci ha aùto paura, e perciò l’ha reportato qui - ; e volgendosi al popolo disse per miracolo come la ciovetta avea furata l’ostia, e che per paura della gittata di quel calice verso li suoi occhi strabuzzanti l’avea renduta, e riposta su l’altare, e aveasi ritenuto il vino.”

Si noti come il prelato scagli un calice ricolmo di vino verso la civetta. La novella pone l’accento sul valore di questa bevanda nel culto cristiano: senza di essa era impossibile celebrare la messa ed elargire la comunione ai credenti, fino a quando, verso il secolo XIII, il calice non venne riservato al prete officiante.
Anche per questo il vino è uno degli elementi peculiari della civiltà medievale : perché nel Medioevo entrò a far parte di una nuova scala di valori, assumendo quel carattere mistico-sacrale (il vino come “sangue di Cristo”) che contribuì a valorizzarlo socialmente, giustificando e promuovendo, da parte dei grandi proprietari soprattutto ecclesiastici, “un nuovo e più deciso impulso all’espansione del vigneto anche in zone climatiche proibitive”, ben oltre i confini di quell’ambito mediterraneo che nell’Antichità si era qualificato come “civiltà del vino”.
Rilevante dovette essere l’esigenza di assicurarsi il vino per gli usi liturgici, e, in proposito, è sintomatica la constatazione che i limiti geografici estremi di sopravvivenza raggiunti dalla viticoltura medievale coincidono in gran parte con i confini della Respublica christiana.
Nella novella CIX, apprendiamo, invece, come del buon vino fosse in grado di guarire un frate cagionevole di salute:

“Essendo questa donna stata circa due mesi, uno frate suo confessore o devoto, della detta chiesa de' Servi, cominciò ad esser di mala voglia, e la donna vicitandolo alcuna volta, e domandando come stava, ed elli rispondea che stava bene s'elli trovasse uno vino che li piacesse. Disse la donna:
- Io credo che in casa ne sia uno finissimo; ma il mio marito m'ha fatto tale comandamento che io non ardirei di toccarlo.
Udendo il frate questo, grandissima volontà gli venne d'averne, dicendo alla donna:
- Deh, mandatemene una piccola ingastaduzza pur per assaggiare.
La donna disse:
- Per una inghestara sia che vuole, ch'io ve la manderò.
E mandatoli la detta inghestada, al frate gli piacque sí che gli parve gli rimettesse la vita addosso; e raccomandandosi molto a questa donna, di guastada in boccaletto, e di boccaletto in guastada, il frate visitò sí questa botte, che un mese innanzi che 'l detto tornasse dell'officio, il vino ebbe del basso, e 'l frate era guarito e gagliardo.”

Anche se la novella ha un taglio giocoso, ci concede l’opportunità di riflettere sulle proprietà terapeutiche del vino.
Se pensiamo al Regimen Sanitatis della Scuola Salernitana, ci rendiamo conto che la medicina medievale ne faceva ampio uso come [...]


Nessun commento: