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Il mio libro in vendita

mercoledì 19 agosto 2009

3.3 I prodotti della pesca



Nelle novelle prese in esame (CLXXXIII, CCI) il pesce appare sui banchi del mercato presso località dove non si ha la presenza del mare (Firenze, Modena); ciò ci porta a pensare che questo prezioso alimento fosse pescato soprattutto lungo i rivoli dei ruscelli, dei fiumi o nei laghi. È stato dimostrato, ad esempio, che la maggior parte del pesce che si consumava a Bologna in età comunale non veniva dal mare, ma dalle zone paludose della bassa pianura. Il fatto poi che nel Trecentonovelle (CLXXXIII, CCI, CCIX) vengano nominati soprattutto storioni, lamprede e lucci, notoriamente pesci d’acqua dolce, ci conferma l’ipotesi bolognese. La pesca si configurava perciò, in primo luogo, come vera e propria economia della palude in cui il pesce d’acqua dolce aveva una parte nettamente preponderante.
Il pesce più rinomato sembra essere stato l’anguilla; la bontà di questo pesce era nota già molti anni prima dato che risulta essere l’unico pesce ricordato nella legge salica, che ne proibisce il furto, e dove gli elenchi di beni registrano numerosi canoni in anguille; così doveva essere anche da noi, dove le anguille sono fra i pochi pesci espressamente menzionati fin negli anni addietro. Nei trattati e nelle ricette di cucina l’anguilla è l’ingrediente di numerosi piatti ed occupa pertanto parecchie pagine: questo pesce doveva essere infatti tra i più desiderati, per la sua carne saporita e per la possibilità di essere preparato in svariati modi.

[...] Per nulla marginale era poi il ruolo dello storione, che troviamo, sempre nella novella CLXXXIII, in vendita presso il Ponte Vecchio a Firenze nel periodo di Quaresima. Il fatto che Gallina Attaviani riesca ad acquistare degli storioni è ritenuto un colpo di fortuna:

“La fortuna fu favorevole al Gallina, acciò che potesse fare piú magna spesa; egli era di quaresima, e al Ponte avea storioni e lamprede.”

La citazione è significativa perché indica che questo pesce era ritenuto particolarmente saporito e che con tutta probabilità andava a ruba sui deschi dei mercati fiorentini. La sua buona reputazione del resto rimaneva inalterata anche fuori dall’Italia: sembra sia stato considerato un pesce particolarmente nobile, fino ad essere riservato, nell’Inghilterra bassomedievale, solo alla tavola del re.
La novella non ci fornisce dettagli sulla grandezza di questo pesce, tuttavia è una specie che normalmente raggiunge la lunghezza di 2-4 metri, ma può arrivare fino a 6; in passato sembra poi che le sue dimensioni siano state ancora maggiori, addirittura fino a 9 metri di lunghezza e a molte decine di quintali di peso.
Celebre era lo storione del Po, che anche le fonti narrative non mancano di ricordare. Oltre all’anguilla e allo storione, assai ricercati erano anche la lampreda (CLXXXIII), la trota e [...]


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