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lunedì 17 agosto 2009

Novella XXIV



Messer Dolcibene al Sepolcro, perché ha dato a uno Judeo, è preso e messo in un loro tempio, là dove nella feccia sua fa bruttare i Judei.

Se nella precedente novella il cavaliere non volle ingannare altrui e mostrare sé essere quello che non era, cosí in questa messer Dolcibene mostrò e fece credere certamente a certi Judei il falso per lo vero. Come addietro è narrato, messer Dolcibene andò al Sepolcro; e come egli era di nuova condizione, e vago di cose nuove, venendo a parole con uno Judeo, perché dicea contro a Cristo, schernendo la nostra fede; dalle quali parole vennono a tanto che messer Dolcibene diede al Judeo di molte pugna; onde fu preso e menato a gran furore, dove fu serrato in un tempio de' Judei.
Venendo in su la mezza notte, essendo tristo e solo cosí incarcerato, gli venne volontà d'andare per lo bisogno del corpo, e non potendo altro luogo piú comodo avere, nel mezzo del tempio scaricò la soma. La mattina di buon'ora vennono certi Judei, e apersono il tempio, dove nel mezzo dello spazzo trovorono questa bruttura. Come la viddono, cominciano a gridare:
- Mora, mora lo cristiano maladetto, che ha bruttato lo tempio dello Dio nostro.
Messer Dolcibene, essendo da costoro assalito e preso, avendo gran paura, disse:
- Io non fui io; ascoltatemi, se vi piace: stanotte in su la mezza notte io senti' gran romore in questo luogo; e guardando che fosse, e io vidi lo Dio vostro e lo Dio nostro che s'aveano preso insieme e dàvansi quanto piú poteano. Nella fine lo Dio nostro cacciò sotto il vostro, e tanto gli diede che su questo smalto fece quello che voi vedete.
Udendo li Judei dire questo a messer Dolcibene, dando alle parole quella tanta fede che aveano, tutti a una corsono a quella feccia, e con le mani pigliandola, tutti i loro visi s'impiastrarono, dicendo:
- Ecco le reliquie del Dio nostro.
E chi piú si studiava di mettersene sul viso, a quello parea essere piú beato; e lasciando messer Dolcibene, n'andorono molti contenti, con li visi cosí lordi: e ancora procurando per lui, però che la tal cosa con gran verità avea loro revelata, il feciono lasciare.
Molto fu piú contento messer Dolcibene ch'e' Judei; però che fu molto novella da esaltare un suo pari e da guadagnare di molti doni, raccontandola a' signori e ad altri. E io credo ch'ella fosse molto accetta a Dio, e che in quello viaggio non facesse cosa tanto meritoria che quelli increduli dolorosi s'imbruttassino in quelle reliquie che allora meritavano.


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