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lunedì 17 agosto 2009

Novella XXVI



Bartolino farsettaio fiorentino, trovandosi nel bagno a Petriuolo col maestro Tommaso del Garbo, e col maestro Dino da Olena, insegna loro trarre il sangue, ecc.

La dottrina che seguita non fu meno maestrevole che quella di messer Dolcibene, la quale usoe Bartolino farsettaio, trovandosi nel bagno a Petriuolo col maestro Tommaso del Garbo e con maestro Dino da Olena, ragionando d'assai cose da diletto con loro, però che come fossono scienziati, erano non meno piacevoli che Bartolino. Fra l'altre cose che costui disse a questi due medici, fu che gli domandò se sapeano come si traea il sangue al peto. Udendo li due valentri uomeni questo, cominciano ad entrare nelle risa per sí fatta forma che quasi rispondere non poteano; pur in fine dissono che no, ma che volentieri l'apparerebbono.
Disse Bartolino:
- Che volete che vi costi?
Disse il maestro Tommaso:
- Voglio che ogni volta che tu avrai male, esser tenuto di medicarti in dono.
E 'l maestro Dino disse che gli volea essere obbligato che ogni volta si volesse far fare uno farsetto non farlo mai fare per altra mano che per la sua.
Disse Bartolino allora:
- E io sono contento; state attenti, e io ve lo mostreroe testeso.
E subito fece un peto nell'acqua del bagno, il quale immantenente gorgogliando venne a galla e fece una vescica. E Bartolino come vide la vescica:
- Ora vi converrebbe avere la saettuzza e darvi entro
Quanti ne avea nel bagno, delle risa furono presso che affogati, e li medici piú che gli altri.
Io scrittore non so qual fosse meglio, o quello che promissono questi medici a Bartolino, o quello che Bartolino insegnò loro. Come che fosse, onestamente Bartolino riprese l'arte loro, che tanto ne sanno molti quanto Bartolino ne 'nsegnò loro, o meno.


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