Uno chericone, sanza sapere gramatica, vuole con interdotto d'uno cardinale, di cui è servo, supplicare dinanzi a papa Bonifazio uno benefizio, là dove dispone che cosa è il terribile.
E per mostrare bene quanto gran parte de' cherici vengono avere li beneficii sanza scienza e discrizione, dirò qui una novelletta, che tu, lettore, il potrai molto ben conoscere. Al tempo di papa Bonifazio, essendo servo d'uno de' suoi cardinali uno chericone, che, non che sapesse gramatica, appena sapea leggere, volendo il detto cardinale di lui fare qualche cosa, gli fece fare una supplicazione per impetrare alcuno beneficio dal santo padre. E conoscendolo bene grossolano, disse:
- Vie' qua. Io t'ho fatto fare una supplicazione, la qual voglio che tu dea innanzi al santo padre, e io ti menerò dinanzi da lui. Va' arditamente, però che ti domanderà alcuna cosa per gramatica; se sai rispondere da te a quello che ti domanda, rispondi e non temere; se non lo intendi, e non sapessi rispondere, guarderai a me, che sarò da costa al papa, ed io t'accennerò quello che tu debba dire, sí che mi potrai intendere; e secondo comprenderai da me, cosí risponderai.
Disse il chericone, che averebbe meglio saputo mangiare uno catino di fave:
- Io lo farò.
Lo cardinale trovò la supplicazione, e datogliele, il menò dinanzi al papa, raccomandandolo alla sua santità; e 'l chericone, gittandosi ginocchione, glie la porse; e 'l cardinale si mise ritto da lato al papa, e volto verso il chericone, solo per accennarli quello che dovesse dire se bisognasse. Come il papa ebbe la supplicazione, la lesse; e guardato questo cherico, considerando che fosse chi egli è, lo domandò:
- Quid est terribilis?
Il cherico, udendo questo nome cosí terribile, e non sapendo che rispondere, guardava il cardinale, il quale menava il braccio, come quando si dà lo 'ncenso col terribile. E 'l cherico, pensando a quello che gli accennava, disse a lettere grosse:
- Il tale dell'asino, quando egli è ritto, padre santo.
Il papa, udendo questo, parve che dicesse: «Egli ha meglio risposto che potesse. E qual'è piú terribile cosa che quella?» E disse:
- Fiat, fiat -; e volto al cardinale ridendo, disse: - Menalo via; fiat, fiat.
E cosí fu fatto.
Quanto fu grosso questo chericone, che non considerò quello che disse, né innanzi a cui, facendo cosí bella sposizione! e per questo ebbe il beneficio; ché avendo saputo qualcosa, forse non l'arebbe aúto. E forse fu questa sua grossezza cagione di farlo venire a maggiore dignità, come spesso interviene a molti, a cui viene il nostro Signore tra le mani, li quali hanno meno discrizione che gli animali irrazionali.
E per mostrare bene quanto gran parte de' cherici vengono avere li beneficii sanza scienza e discrizione, dirò qui una novelletta, che tu, lettore, il potrai molto ben conoscere. Al tempo di papa Bonifazio, essendo servo d'uno de' suoi cardinali uno chericone, che, non che sapesse gramatica, appena sapea leggere, volendo il detto cardinale di lui fare qualche cosa, gli fece fare una supplicazione per impetrare alcuno beneficio dal santo padre. E conoscendolo bene grossolano, disse:
- Vie' qua. Io t'ho fatto fare una supplicazione, la qual voglio che tu dea innanzi al santo padre, e io ti menerò dinanzi da lui. Va' arditamente, però che ti domanderà alcuna cosa per gramatica; se sai rispondere da te a quello che ti domanda, rispondi e non temere; se non lo intendi, e non sapessi rispondere, guarderai a me, che sarò da costa al papa, ed io t'accennerò quello che tu debba dire, sí che mi potrai intendere; e secondo comprenderai da me, cosí risponderai.
Disse il chericone, che averebbe meglio saputo mangiare uno catino di fave:
- Io lo farò.
Lo cardinale trovò la supplicazione, e datogliele, il menò dinanzi al papa, raccomandandolo alla sua santità; e 'l chericone, gittandosi ginocchione, glie la porse; e 'l cardinale si mise ritto da lato al papa, e volto verso il chericone, solo per accennarli quello che dovesse dire se bisognasse. Come il papa ebbe la supplicazione, la lesse; e guardato questo cherico, considerando che fosse chi egli è, lo domandò:
- Quid est terribilis?
Il cherico, udendo questo nome cosí terribile, e non sapendo che rispondere, guardava il cardinale, il quale menava il braccio, come quando si dà lo 'ncenso col terribile. E 'l cherico, pensando a quello che gli accennava, disse a lettere grosse:
- Il tale dell'asino, quando egli è ritto, padre santo.
Il papa, udendo questo, parve che dicesse: «Egli ha meglio risposto che potesse. E qual'è piú terribile cosa che quella?» E disse:
- Fiat, fiat -; e volto al cardinale ridendo, disse: - Menalo via; fiat, fiat.
E cosí fu fatto.
Quanto fu grosso questo chericone, che non considerò quello che disse, né innanzi a cui, facendo cosí bella sposizione! e per questo ebbe il beneficio; ché avendo saputo qualcosa, forse non l'arebbe aúto. E forse fu questa sua grossezza cagione di farlo venire a maggiore dignità, come spesso interviene a molti, a cui viene il nostro Signore tra le mani, li quali hanno meno discrizione che gli animali irrazionali.
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