Maestro Niccolò di Cicilia, predicando in Santa Croce, gittò un motto verso il Volto santo, il qual è... , e fa rider tutta la gente.
Avendo narrato le dua precedenti novelle di quelli due smemorabili frati, mi si fa innanzi a dire una novelletta de un valentissimo maestro in teologia dell'ordine di Santo Francesco, il quale ebbe, o ancora ha (però che non so s'egli è vivo) nome maestro Niccola di Cicilia. E acciò che questa novelletta mostri il suo fondamento, è da sapere che questi valenti frati minori che sono stati, o ancora che sono in Cicilia, giammai non soffersono, dove abbiano possuto, che 'l Volto santo si dipinga in alcun luogo loro, e sono stati malvoglienti di chi mai n'ha fatto dipignere alcuno.
Capitò questo maestro Niccola nella nostra città per una questione che aveva mosso contro a lui uno Inquisitore de' frati predicatori in Cicilia; e andavasi a diffinire in Corte dinanzi al Sommo Pontefice, nel tempo ch'e' Fiorentini ebbono guerra co' pastori della Chiesa. E sentendosi per Firenze la profonda scienza del maestro Niccola, fecionlo pregare dovesse predicare qualche dí, egli predicò tre feste, l'una dello Spirito Santo, l'altra della Trinità, la terza del Corpo di Cristo; tutte altissime materie e da non meno valente uomo che fusse elli.
Essendo una di queste feste in pergamo il dí dopo desinare, ed essendovi moltissima gente, fra l'altre cose, giugnendo in una parte, volendo dare ad intendere l'essenzia del nostro Signore Jesu Cristo, dice:
- Com'è fatta la faccia di Cristo?
E furioso si volge verso il Volto santo dicendo:
- Non è fatta come la faccia del Volto santo che è colà che ben ci vegno a crepare, se Cristo fu cosí fatto.
E detto questo, si ritorna a quello che avea a dire.
La predica comincia a ridere, e ridi e ridi, tanto che per buona pezza né il detto Maestro poteo dire, né altri ascoltare. E io scrittore mi trovai con un altro valente frate maestro in teologia, che avea nome maestro Ruggieri di Cicilia nella detta chiesa; vidi certi che 'l pregavano se volea acconciare una questione, mandasse per Dino di Geri Tigliamochi (questo Dino avea fatto fare quello Volto santo); rispose maestro Ruggieri:
- Questo Dino che voi dite che io mandi per lui, è quello Dino che ci ha posto quel Volto santo colae?
Dissono di sí; e que' disse:
- Se tutti gli pianeti avessono disposto che questo accordo si facesse, adoperandosi questo Dino in ciò, lo farebbe discordare, immaginando ch'el ci abbia fatto porre questo Volto santo in questo luogo.
E mai non volle mandare per lui.
E cosí questi due valenti uomini con cosí fatta piacevolezza vollono mostrare e mostravono a chi andava alle loro camere che del nostro Signore avevano figure assai, senza cercare di cose nuove; e che il nostro Signore e di viso e d'ogni membro fu il piú bel corpo che fusse mai e che questo Volto santo che parea uno mascherone era il contrario.
Avendo narrato le dua precedenti novelle di quelli due smemorabili frati, mi si fa innanzi a dire una novelletta de un valentissimo maestro in teologia dell'ordine di Santo Francesco, il quale ebbe, o ancora ha (però che non so s'egli è vivo) nome maestro Niccola di Cicilia. E acciò che questa novelletta mostri il suo fondamento, è da sapere che questi valenti frati minori che sono stati, o ancora che sono in Cicilia, giammai non soffersono, dove abbiano possuto, che 'l Volto santo si dipinga in alcun luogo loro, e sono stati malvoglienti di chi mai n'ha fatto dipignere alcuno.
Capitò questo maestro Niccola nella nostra città per una questione che aveva mosso contro a lui uno Inquisitore de' frati predicatori in Cicilia; e andavasi a diffinire in Corte dinanzi al Sommo Pontefice, nel tempo ch'e' Fiorentini ebbono guerra co' pastori della Chiesa. E sentendosi per Firenze la profonda scienza del maestro Niccola, fecionlo pregare dovesse predicare qualche dí, egli predicò tre feste, l'una dello Spirito Santo, l'altra della Trinità, la terza del Corpo di Cristo; tutte altissime materie e da non meno valente uomo che fusse elli.
Essendo una di queste feste in pergamo il dí dopo desinare, ed essendovi moltissima gente, fra l'altre cose, giugnendo in una parte, volendo dare ad intendere l'essenzia del nostro Signore Jesu Cristo, dice:
- Com'è fatta la faccia di Cristo?
E furioso si volge verso il Volto santo dicendo:
- Non è fatta come la faccia del Volto santo che è colà che ben ci vegno a crepare, se Cristo fu cosí fatto.
E detto questo, si ritorna a quello che avea a dire.
La predica comincia a ridere, e ridi e ridi, tanto che per buona pezza né il detto Maestro poteo dire, né altri ascoltare. E io scrittore mi trovai con un altro valente frate maestro in teologia, che avea nome maestro Ruggieri di Cicilia nella detta chiesa; vidi certi che 'l pregavano se volea acconciare una questione, mandasse per Dino di Geri Tigliamochi (questo Dino avea fatto fare quello Volto santo); rispose maestro Ruggieri:
- Questo Dino che voi dite che io mandi per lui, è quello Dino che ci ha posto quel Volto santo colae?
Dissono di sí; e que' disse:
- Se tutti gli pianeti avessono disposto che questo accordo si facesse, adoperandosi questo Dino in ciò, lo farebbe discordare, immaginando ch'el ci abbia fatto porre questo Volto santo in questo luogo.
E mai non volle mandare per lui.
E cosí questi due valenti uomini con cosí fatta piacevolezza vollono mostrare e mostravono a chi andava alle loro camere che del nostro Signore avevano figure assai, senza cercare di cose nuove; e che il nostro Signore e di viso e d'ogni membro fu il piú bel corpo che fusse mai e che questo Volto santo che parea uno mascherone era il contrario.
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