Marabotto da Macerata con una nuova lettera, richieggendo di battaglia un gran Tedesco, libera per piú mesi la sua patria che non è cavalcata.
Al tempo che la Chiesa di Roma perdeo la Marca d'Ancona, fu un uomo che si chiamava Marabotto da Macerata ed era grandissimo di persona; ed essendo guerra nella detta Marca, uno Todesco, che avea nome Sciversmars, era al soldo della Chiesa, e la stanza sua era a Monte Fano. Facendo gran guerra il detto Tedesco a Macerata, lo detto Marabotto andò alli Priori di Macerata, e domandò licenza, che volea mandare una lettera allo detto Sciversmars, a richiederlo di battaglia, e per li Priori gli fu conceduta. Lo detto Marabotto scrisse la lettera in questa forma: «A voi, nobile uomo Sciversmars della Magna, Marabotto della Valle d'Ebron vi saluta. Ho udito dire della vostra nobilità, e che voi sete un buon uomo d'arme, e che a queste contrade avete fatto grandissima guerra contr'a' villani; e io sono venuto dalle mia contrade con settecento cavalli per trovare di buoni uomini d'armi, e provare la mia persona con loro, e non con li villani. E perciò vi prego che vi vogliate provar con meco su nel campo, solo, ed eleggere il campo dove vi piace, che mi pare mill'anni che io vi sia; e se non volessi combattere solo con meco a corpo a corpo, pigliate de' vostri quel numero che vi piace di venire, e io verrò con altrettanti; e ancora vi farò vantaggio, che la mia brigata serà meno dieci che la vostra per ogni cento combattitori. E questo vi priego quanto posso che facciate, e non vogliate provar la vostra gentilezza co' villani, ma con buoni uomeni d'arme. E di questo vi piaccia subito per vostra lettera farmi risposta, ecc., e da mo innanzi per questo terreno non venire, perciò che io vi tratteria come inimico mortale».
Avendo Sciversmars la detta lettera, e udendo il nome maraviglioso di chi la mandava, e ch'egli era della Valle d'Ebron, tutto invilí, immaginando costui non dover esser altro che gran fatto; e mai non iscrisse, né fece risposta. E per questa cosí fatta lettera impaurito, piú mesi stette che non fece guerra, né cavalcò sul terreno di Macerata, solo per paura del detto Marabotto.
Questa di questo Marabotto fu sottile inventiva, che con un poco d'inchiostro cacciò il nemico della sua terra, e valse quella lettera assai piú a Macerata che non serebbono valuti trecento uomeni a cavallo.
Al tempo che la Chiesa di Roma perdeo la Marca d'Ancona, fu un uomo che si chiamava Marabotto da Macerata ed era grandissimo di persona; ed essendo guerra nella detta Marca, uno Todesco, che avea nome Sciversmars, era al soldo della Chiesa, e la stanza sua era a Monte Fano. Facendo gran guerra il detto Tedesco a Macerata, lo detto Marabotto andò alli Priori di Macerata, e domandò licenza, che volea mandare una lettera allo detto Sciversmars, a richiederlo di battaglia, e per li Priori gli fu conceduta. Lo detto Marabotto scrisse la lettera in questa forma: «A voi, nobile uomo Sciversmars della Magna, Marabotto della Valle d'Ebron vi saluta. Ho udito dire della vostra nobilità, e che voi sete un buon uomo d'arme, e che a queste contrade avete fatto grandissima guerra contr'a' villani; e io sono venuto dalle mia contrade con settecento cavalli per trovare di buoni uomini d'armi, e provare la mia persona con loro, e non con li villani. E perciò vi prego che vi vogliate provar con meco su nel campo, solo, ed eleggere il campo dove vi piace, che mi pare mill'anni che io vi sia; e se non volessi combattere solo con meco a corpo a corpo, pigliate de' vostri quel numero che vi piace di venire, e io verrò con altrettanti; e ancora vi farò vantaggio, che la mia brigata serà meno dieci che la vostra per ogni cento combattitori. E questo vi priego quanto posso che facciate, e non vogliate provar la vostra gentilezza co' villani, ma con buoni uomeni d'arme. E di questo vi piaccia subito per vostra lettera farmi risposta, ecc., e da mo innanzi per questo terreno non venire, perciò che io vi tratteria come inimico mortale».
Avendo Sciversmars la detta lettera, e udendo il nome maraviglioso di chi la mandava, e ch'egli era della Valle d'Ebron, tutto invilí, immaginando costui non dover esser altro che gran fatto; e mai non iscrisse, né fece risposta. E per questa cosí fatta lettera impaurito, piú mesi stette che non fece guerra, né cavalcò sul terreno di Macerata, solo per paura del detto Marabotto.
Questa di questo Marabotto fu sottile inventiva, che con un poco d'inchiostro cacciò il nemico della sua terra, e valse quella lettera assai piú a Macerata che non serebbono valuti trecento uomeni a cavallo.
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