Segui il blog su Facebook e Twitter



X

Il mio libro in vendita

domenica 16 agosto 2009

Novella CCVII



A Buccio Malpanno d'Amelia è fatto credere, colicandosi un frate minore con una sua donna e lasciandovi le brache, che quelle son quelle di santo Francesco, ed egli se 'l crede.

D'altra maniera e altro inganno fu questo che viene, essendo a uno semplice marito da uno frate minore mostrata la luna nel pozzo. Nella città d'Amelia fu già uno semplice uomo, chiamato Buccio Malpanno, e avea una sua moglie che avea nome donna Caterina, d'etade di venticinque anni, assai bella e non meno cortese, e spezialmente a uno giovene frate Antonio del detto ordine, dal quale, come da suo devoto, spesso era visitata; tanto che forse, perché il marito era magretto e di poco spirito, e una cosa e un'altra, il detto frate usufruttava piú i suoi ben temporali che non facea elli.
Avvenne per caso che Buccio, avendo una notte la guardia, come spesso in molte terre interviene, il detto frate diede posta d'andare a giacere con la detta donna Caterina: e perché de' piú de' suoi pari viene un poco di caprino, elli s'avea tratto li panni lini suscidi e aveasi mutato panni lini sottili e bianchissimi. E tutto fatto, e giunto nella camera della donna, andandosi a coricare, si cavò le bianche brache e misele sul capezzale. Di che occorse per alcuno accidente che Buccio, avendo bisogno d'essere a casa, ebbe la parola dall'officiale della guardia; e giugnendo all'uscio, mettendo la chiave nel serrame, e volgendola per aprirlo, il frate, sentendo il saliscendo, subito si leva, come colui che era destrissimo e sospettoso, e aggrappato la tonaca e gli altri panni e, non accorgendosi, lasciando le brache, si gettò da una finestra non molto alta dalla via, e 'l meglio che poteo s'andò con Dio.
Buccio, giunto alla camera, s'andò a posare nel luogo suo, il quale era stato di poco sagrato; e dormito che ebbono egli e la donna, che n'aveano aúto bisogno, sí per lo vegliare della guardia e per lo vegliare del culatario, infino a dí chiaro; aprendo la finestra, e veggendo Buccio le brache sul capezzale, credendo che fossono le sue, le prese per mettersele; e guarda su la cassa, ne vide un altro paio; di che in sé pensando dice: «Che vuol dire questo? io so bene che io non porto due paia di brache»; e conosciuto che quelle del capezzale non erano le sue, le ripose in una cassa e misesi le sue.
E immaginando d'un pensiero in un altro di cui potessono essere le brache, che alla grandezza pareano state d'uno gigante, gli era intrato una malinconia che quasi non mangiava. Frate Antonio dall'altra parte, parendoli avere mal fatto di avere lasciato le brache o la trabacca che fosse, secretamente lo fece sapere alla donna, raccomandandoli le brache che avea lasciate. La donna, che niente non sapea, non trovandole, veggendo il marito cosí malinconoso, si pensò troppo bene che esso l'avesse trovate e riposte; e stava con gran timore, come ch'ella non lo mostrasse; donde, non potendo adempire quello che 'l suo devoto volea, li rispose che 'l marito l'avea trovate e ch'ella non sapea dov'ella si fosse, tanto dolore n'avea, immaginando che scusa da potere fare non avea, e aspettava la mala ventura.
Sentito il frate questo, e per lei e per lui li parve essere a mal partito. E dolutosi di ciò segretamente con un frate Domenico molto suo fidato, il quale, perché era molto scienziato e sperto, gli era data molta fede, e ancora d'anni era assai antico; a cui il detto frate Domenico diede con parole assai riprensione; e per ovviare alla infamia dell'ordine prima, e poi a quella di frate Antonio, disse alla fine:
- Or ecco, io m'ingegnerò levare questo sospetto a Buccio -; e disse a frate Antonio: - Andiamo, tanto che troviamo il detto Buccio; e lascia dire a me.
E cosí si misono in via, e tanto andorono che scontrorono il detto Buccio; e andati verso lui, frate Domenico salutandolo il prese per la mano, e guardandolo in viso, li disse:
- Buccio mio, tu hai malinconia.
Disse Buccio:
- O di che? non ho malinconia alcuna.
E frate Domenico disse:
- Veramente io il so per revelazione di santo Francesco; e per la verità io volea venire a casa tua per una reliquia che la tua donna portò a questi dí. E acciò che tu lo sappi bene, noi abbiamo una reliquia, la quale ha grandissima virtú a fare generare le donne che non menano figliuoli, e queste sono li panni di gamba del beato messer santo Francesco, le quali spesso prestiamo per questa cagione; e recandole una donna, che l'avea accattate, alla nostra sagrestia, abbattendovisi la donna tua, e sentendo la virtú loro e ch'ella era sterile, con grandissima benignità me le chiese acciò che santo Francesco gli desse grazia di fare figliuoli, com'ella desiderava; e io, considerando l'amore che io ti porto, glile prestai, e halle tenute piú dí. Ora, essendomi chieste per altre donne, ché ce ne sono assai che non fanno figliuoli, ce ne conviene pur servire ed esserne piú larghi forse che non si converrebbe; sí che io t'ho chiarito, s'alcuno sospetto avessi. E però ti prego che non t'incresca che andiamo per esse con quella reverenza che si conviene, però che sono reliquie di povertà e d'umiltà.
Detto che ebbe il frate queste parole, disse Buccio:
- Io credo che voi siate l'Angelo di Dio, che ogni cosa m'avete detto di che io dubitava, e avetemi ben chiarito ogni mio sospetto che era di male, dov'egli è sommo bene.
E cosí si misono in via, andando alla casa di detto Buccio; là dove giunti, disse il frate:
- Dov'è questa santa reliquia?
E Buccio lo menò a una cassa, dov'erano altre masserizie, e disse:
- Queste sono desse -; essendovi continuo presente la donna.
Quando il frate vede come l'ha tenute, trae fuori uno mantile di seta, e dice:
- Buccio mio, sono queste cose d'averle tenute in tal maniera? tu hai peccato mortalmente.
E prese le dette reliquie, e mettendole nel mantile della seta, cominciò a dire: De profundis clamavi , e molti altri salmi, per darli meglio a credere la bugia; e oltre a ciò li fece la confessione; e dandoli a credere che era caduto in iscomunicazione, dandoli molto bene d'una mazzuola su le spalle, lo ricomunicoe con molti ammaestramenti, li quali tutti furono in favore dell'appetito di frate Antonio, mettendo ad esecuzione come li piacque.
Il cattivello di Buccio si rimase con questa credulità, aspettando ogni dí ch'ella fosse gravida; ma ben lo poté aspettare, ché tutto il tempo della vita sua donna Caterina non fece figliuoli, ma ben se ne sforzò con frate Antonio quanto poteo. E frate Domenico con frate Antonio se ne portorono quella culare reliquia, la quale con altre donne non adoperò forse meno per li tempi avvenire che avesse adoperato con donna Caterina.
Che sperienza o che arte dirén noi che fosse questa che usò questo frate Domenico? che, essendoli dato piú fede che ad alcun altro frate di tutto l'ordine, abbandonò ogni onestà per ricoprire il defetto del suo compagno, ed eziandio del suo convento; e volendo ricoprire questo disonesto adulterio, maggiore disonestà usò contro al beato messer santo Francesco sotto il cui ordine vivea, e a cui elli intitoloe cosí venerabile reliquia; che ben potea almeno averla intitolata in qualche altro, come che male era; ma molto era il meglio che avesse tenuto con gastigamento e con sí stretta vita frate Antonio che 'l disordinato caldo li fosse attutato; ma non si vergognò di ciurmare, e di trovare una cattiva falsità, intitolando san Francesco, il quale tra quanti santi sono non truovo in alcuno mostrarsi tanto miracolosa e divina potenza quanta il nostro Signore mostrò in lui, a segnarlo delle sue preziose stimate sul santo monte della Vernia. Il quale luogo, se fosse tra gl'Infedeli, se ne farebbe molto maggiore stima che a esserci cosí presso; però che in tutto il mondo sono due luoghi superlativamente notabili; il primo tra gl'Infedeli è il Sepolcro, il secondo tra Cristiani è questo.
E questo ipocrito, piú tosto rubaldo che religioso, essendo suo frate, non si vergognò in sí vituperosa opera comporre una falsità, con tanta disonestà del beato messer santo Francesco, di cui era frate: ma a lungo andare la comperò come meritava; perché divenne lebbroso in forma che convenne si dilungasse e dall'ordine e dalla terra. E piú anni vivette con sí puzzolente infirmità, e poi morí come era degno. E fu de' miracoli che fa il nostro Signore, che questo ipocrito e vizioso frate, mostrando, con la coverta di santo Francesco, essere un uomo di santa vita, convenne che mostrasse di fuori con malattia di lebbra, la quale stava dentro del suo corpo coverta, il suo difetto.


Nessun commento: